trans
Una matrigna per amica
di Stefy_Mant
04.10.2024 |
7.232 |
13
""Dimmi la verità" disse tornando un po' seria "hai frugato tra le mie cose, vero?"
Confessai le mie malefatte e lei rise di..."
Era una delle solite estati, finiti i miei esami facevo la mia valigia con metà robe maschili e metà femminili e tornavo ad Atene dove viveva ancora mio padre con la sua nuova moglie. Mi piacevano queste vacanze, staccavo dalla mia quotidianità, passavo del tempo con mio padre, sostituivo il pallore degli inverni bolognesi con una tintarella che sentivo più mia e avevo anche del tempo per godermi il mio essere Stefania durante i frequenti viaggi di lavoro dei miei. Ero già li da quasi un mese quando mio padre torno da lavoro abbastanza infastidito, fiondandosi dritto nel suo studio a fumarsi una sigaretta...mai un buon segno quando era la prima cosa che faceva appena rientrato. Ada, la moglie, entrò nello studio in punta di piedi per scoprire che stava succedendo. Non sentii nulla di ciò che lei disse, pacata come era nei modi, ma mio padre svuotò il sacco urlando come un matto."Ma gli sembra che ad agosto debba andare a Chicago per un maledetto corso???" tuono, inveendo contro la multinazionale per cui lavorava. "Un corso poi per delle procedure da ufficio che tanto nessuno seguirà"
"Ma cosa cazzo dicono?!?" urlò pure Ada, completamente fuori carattere.
In breve capii che a mio padre toccava una settimana negli USA, da solo in quanto nel campus dell'azienda non erano ammesse le famiglie di chi non era un dipendente locale. Un po' mi agitai pure io; volevo bene ad Ada, da prima che i miei si lasciassero ed era solo una collega di mio padre che mi stava simpatica ma l'idea di passare una settimana solo io e lei un po' mi turbava. Del resto non sembravo in grado di farle capire che apprezzavo quello che faceva per lui e la sentivo sempre che cercava una mia approvazione.
Già dal primo giorno dalla partenza di papà i miei timori si avverarono: lei era sempre attaccata a me, a fare domande di ogni tipo e cercare di farsi coinvolgere in ogni mia attività. Andavo in spiaggia? Mi seguiva quindi meglio non ammiccare a qualche uomo che aveva intuito la mia natura. Andavo a fare shopping? Ecco anche lei e meglio non fissarsi troppo su tacchi e lingerie. Eravamo a casa? Ecco domande insistenti sulla mia vita a Bologna e se ci fosse una o più ragazze nella mia vita...anche li imbarazzo. Se mia mamma sapeva di me e mi diceva di non preoccuparmi a dirlo a mio padre, non ero ancora in grado di farlo e tantomeno sentivo corretto dirlo prima ad Ada che a lui.
Al secondo giorno ero fusa, ma mi ricordai che lei più volte si era definita una "greca atipica" in quanto non amava uscire per locali, quindi dissi che uscivo a bermi qualcosa in una discoteca del lungomare.
"No! Vengo anche io, ci sono andate le altre ragazze dell'ufficio e sono troppo curiosa!" fallimento totale...
Nel giro di poco eravamo in un taxi diretto a quella maledetta discoteca, lei esaltatissima e io molto meno. La serata fu salvata solo dall'alcool di ottima qualità seppur strapagato, per il resto musica orribile, uomini inguardabili e Ada completamente fuori dopo il secondo bicchiere; anche se, a onor suo, nonostante lo stormo di uomini attratti dal suo mini abito che a malapena conteneva le aree di interesse, teneva a bada tutti mostrando la fede e alla peggio me. Finalmente ne ebbe abbastanza pure lei e ci trascinammo a prendere il taxi per il ritorno; lei è completamente fuori e io solo un po' meglio nonostante abbia bevuto almeno il doppio.
Per tutto il tragitto mi da del guastafeste.
"Era pieno di belle ragazze e non hai nemmeno fatto una mossa?"
"La metà di quelle era con dei vecchiacci senza speranza in confronto a te?"
"Dai dimmelo, hai una ragazza e non la vuoi tradire?"
Quasi tre quarti d'ora di questa manfrina e una volta a casa, fuso pure io esplodo
"Non ho una ragazza, non voglio una ragazza, mi sento una ragazza"
Resta impietrita e poi si mette a ridere, probabilmente pensando allo scherzo. Stizzita me ne vado in camera e in tempi record mi trasformo in Stefania prima da tornare in salotto.
La sento che ancora li a ridacchiare ma appena compaio si alza e resta di stucco. Dopo un attimo di smarrimento mi si avvicina e mi squadra. Indosso una lunga parrucca mora, un reggiseno push up, un perizoma, delle autoreggenti in rete e i miei sandali tacco 15 da spogliarellista. Lei è ferma a bocca aperta, mi tocca l'accenno di tette dato dal push up, poi il culo tenuto su dal tacco vertiginoso. Io replico palpandole il culo, contenuto a malapena nel microabito.
"Cioè, sei bellissima" Dice esterrefatta
"Pure tu, per questo sono felice di sapere che mio padre se la passa bene" sorrise e poi fece uno sguardo da furbetta prima di sfilarsi l'abito e restare anche lei in intimo e tacchi e sgattaiolare via verso lo studio di mio padre.
Rimasi perplessa però poi eccola comparire con la sua polaroid.
"Facciamoci qualche foto da amiche sceme" disse prendendomi per mano verso il divano. L'aveva presa bene, o era solo l'alcool a parlare.
Ci sdraiammo sul divano a fare le sceme, facce ridicole, toccarci le tette a vicenda fino a quando non propose una in cui ci davamo di lingua. Rimasi un po' così ma lei insistette dicendo che le faceva con le amiche. Rimasi al gioco.
"Dimmi la verità" disse tornando un po' seria "hai frugato tra le mie cose, vero?"
Confessai le mie malefatte e lei rise di gusto
"Si! E dimmi, non ho ottimi gusti in fatto di lingerie?"
Ho dovuto ammettere che se la giocava con mia mamma e che ero felice di sapere che mio padre avesse fatto di nuovo centro in fatto di sesso, soprattutto quando notavo ciò che mancava dal suo cassetto durante i loro viaggi.
Felice mi trascino in camera, quasi facendomi cadere dai tacchi, e propose di farmi provare un po' di sue cose. Feci finta di non averle già provate fino a quando non aprì uno dei cassetti mio padre e tirò fuori un bikini in pvc che teneva ben nascosto.
"Dai prova questo!" Rimasi sorpresa e lo provai, e a malapena conteneva il mio micropene dal tanto che era minimal.
"Stai benissimo anche con questo!" secondo me era l'alcool a parlare ma non si rifiuta mai un complimento, poi quell'inaspettato momento di complicità femminile mi stava piacendo e sembrava piacere pure a lei. Dallo stesso cassetto poi tirò fuori due falli extra large e con un sorriso a 32 denti mi chiese: "E con questi, come te la cavi?" Da un lato ero in imbarazzo, era la mia matrigna e mi stava chiaramente proponendo di giocare con dei dildo, dall'altro anche io ero abbastanza ubriaca per avere solo un briciolo di giudizio in più e poi alla fine non era mia madre e nemmeno poteva esserlo visti i 12 anni che ci separavano. Presi uno dei due e me lo misi in bocca fino a circa metà, lei ammicco e col suo arrivo fino alla base. Per non dichiarare sconfitta presi del lubrificante che avevo già notato nel comodino, me ne misi un po' nel buchetto e lentamente inserii tutto il gioco dentro di me. Ci provo pure lei ma poco dopo la cappella lo tolse con un gridolino di dolore.
"L'anal non fa per me" disse gettando via il giocattolo
"Beh dai, siamo pari" replicai imitando il suo gesto. Proseguimmo per un po' a fare chiacchiere da ragazze, con me libera di parlare di maschi fino a quando non mi crollò sulla spalla sfinita più dall'alcool che dalla giornata. Stanca pure io mi lasciai andare all'abbraccio di morfeo sperando che la nostra serata non fosse stata così complice solo grazie alla sbronza epica che ci eravamo prese.
Mi sentii scuotere e vidi Ada sopra di me, visibilmente provata ma sorridente.
"Però non vale, io sto da schifo e te sei ancora una figa spaziale" non era vero, mi guardai allo specchio e stavo da schifo. Lei invece, a parte gli occhi gonfi, aveva un fisico da paura più vicino a quello di una 20enne che della quasi 40enne che era.
"Felice di non sentirti scioccata da questa scoperta"
"Scherzi?" Replico "Un po' lo avevo intuito, sono un po' maniacale con l'ordine dei cassetti e avevo notato la cosa. Però si speravo fossi così e non un feticista di mutandine"
Risi e alzandomi le chiesi se era un problema che rimanessi così fino al ritorno di papà. Lei ne fu felicissima e mi prestò dei pantaloncini e una maglietta per stare più comoda. La nostra settimana andò così, chiacchiere tra ragazze, qualche consiglio sul trucco e anche qualche scambio di trucchi su pompini e anal.
Poi arrivo sabato, l'ultimo giorno prima del ritorno di mio padre e lei mentre stavamo cenando tirò fuori l'idea più improbabile.
"Dai usciamo! C'è questo locale swinger dove andiamo io e tuo padre, facciamoci un salto tipo uscita mamma e figlia!" Rimasi un po' perplessa, sia dalla definizione mamma e figlia che dalla possibilità di vederla farsi un altro. Ma l'insistenza che mi aveva fatto impazzire i primi giorni ebbe la meglio e accettai. Ci imputtanimmo un bel po' tanto era una gara capire quale delle due fosse più vogliosa di cazzo chiamammo il taxi verso il locale. Tempo un paio di shot al bar, ecco il primo maschio che si avvicina a noi.
"Ma queste belle signorine? Aspettano qualcuno" non faccio in tempo ad aprir bocca che Ada prende la situazione in mano
"No caro, uscita madre e figlia per festeggiare questo bellissimo rapporto"
"Quindi sono di troppo?"
"No, ma io non posso tradire suo padre di fronte a lei. Non sono così degenere. Ma se vuoi conoscerla meglio, dal suo sguardo direi ne sarebbe felice" Aveva ragione, lo sconosciuto mi stava piacendo.
Lui mi squadrò, poi mi prese per mano portandomi verso uno dei divanetti. Io mi girai sorridendo verso Ada che con sguardo sornione sorseggiava un drink ben consapevole di come sarebbe andata la mia serata e la nostra nuova amicizia.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.